Bagnacavallo (Bagnacavàl in romagnolo) è un comune italiano di 16 551 abitanti della provincia di Ravenna in Emilia-Romagna.
Nell'Alto Medioevo, Bagnacavallo era detta castrum Tiberiacum (Anastasio Bibliotecario, anno 756). Il castrum aveva una funzione strategica: faceva parte della linea difensiva realizzata dai bizantini a difesa del confine con il territorio dei Longobardi. Insieme a Bagnacavallo, anche i vicini centri altomedievali di San Potito, San Biagio e Villa Cornete, hanno la stessa origine.
Il territorio circostante era in larga parte occupato da aree incolte, boschive e paludose (Lugo non esisteva): i pochi documenti scritti del tempo citano infatti una magnum forestum. Nel VII secolo sorse la Pieve di San Pietro in Sylvis: il nome attesta che l'edificio fu costruito al limitare di una selva. L'esistenza di una delle pievi più antiche del territorio testimonia l'antichitàdell'insediamento bagnacavallese. Nel 744 il re longobardo Liutprando donò al vescovo di Faenza duecento ettari nella magnum forestum. Bagnacavallo, che ancora oggi si trova nella Diocesi faentina, sorgeva al centro di quest'area.
Il termine Balneocaballum, citato nel X secolo, indicava il paleo-alveo del Senio nel tratto che corrisponde all'odierna Via Albergone. Proveniente da Cotignola, il fiume passava per il centro dell'agglomerato urbano. In sostanza, il toponimo ricorda la presenza di un guado del fiume, per attraversare il quale era necessario bagnare le cavalcature. Dopo il Mille comparve il toponimo definitivo castrum Bagnacaballi. Una decina di km a nord della cittàiniziava la Valle Padusa. Vi era un porto palustre che gli abitanti utilizzavano come luogo di scambio delle merci con Ferrara e Ravenna. Le merci esportate erano cereali, biade, canne palustri e vino.
A partire dai secoli IX e X avviene la riconquista del suolo. Tranne la parte settentrionale, dove permangono aree paludose poco adatte alla coltivazione, tutto il territorio è interessato all'intervento umano:
Per tutto l'Alto Medioevo e buona parte del Basso Medioevo (fino al XIII secolo compreso), Bagnacavallo fu il centro più importante della pianura ravennate.
Nell'XI secolo si ha l'affermazione signorile dei conti rurali Malvicini (o Malabocca), che domineranno Bagnacavallo fino al XIII secolo. In quest'ultimo periodo si ha un incremento edilizio ed urbanistico. Viene costruito il porto canale, a nord del centro urbano, sull'alveo dismesso del Senio. Inoltre viene eretta una torre interna all'abitato, a protezione dell'accesso principale. Tra il 1256 e il 1277 Bagnacavallo è soggetta a Bologna, che in quel periodo attraversa una fase espansiva.
Dal 1308 al 1329 Bagnacavallo è un possedimento dei conti di Cunio. Casato appartenente al campo guelfo, i Cunio fanno entrare la cittàtra i possessi della Santa Sede. Erigono la rocca e fanno circondare la cittàda un recinto e da un fossato di difesa. Nel 1329 la Chiesa concede Bagnacavallo in feudo ai Manfredi di Faenza, che ristrutturano la cinta muraria e la rocca. Bagnacavallo viene riannessa allo Stato della Chiesa quando il cardinale Albornoz riconquista tutta la Romagna (1356). All'epoca della Descriptio Romandiolae (1371), Bagnacavallo presenta il numero più alto di focularia (cioè di abitanti con capacitàcontributiva) di tutti i centri della bassa ravennate.
Nel 1375 il capitano di ventura Giovanni Acuto, al servizio dello Stato Pontificio, non essendo stato pagato per i servigi resi, requisisce la cittàcome indennizzo. Sei anni dopo (1381) la vende a Niccolò II d'Este. Nel 1394 la famiglia d'Este cede Bagnacavallo ai ravennati Da Polenta, che la acquisiscono in nome della Santa Sede. Dopo un breve periodo di riconquista faentina, la cittadina è di nuovo incorporata nei domini polentani (1438) finché papa Eugenio IV la cede a Niccolò III d'Este nel 1440. I Ferraresi ingrandiscono il fossato difensivo e costruiscono una nuova cinta muraria.
Nel 1471 venne costituito il primo Monte frumentario, un luogo pubblico in cui si ammassa il grano. I contadini potevano prelevarne la quantitàche serviva per la semina nei loro campi. Dopo la fine della raccolta, erano tenuti a restituire il grano, aumentato di una percentuale come interesse. Quello di Bagnacavallo fu il primo monte frumentario della pianura ravennate. Nel 1598 viene fondato anche il Monte di Pietà.
L'abitato di Bagnacavallo non subisce sostanziali modifiche fino all'etànapoleonica. Esauritasi la dinastia estense, dal 1598 al 1859 Bagnacavallo è inserito nella Legazione di Ferrara nello Stato Pontificio. Tra il 1606 e il 1607 fu governatore cittadino il celebre letterato marchigiano Traiano Boccalini (1556-1613). Nella seconda metàdel XVIII secolo vivevano in paese circa 4.000 abitanti.
Durante la parentesi napoleonica (1796-1815) è inserita nel Dipartimento del Rubicone. Con l'annessione delle Legazioni pontificie al Regno di Sardegna (1859), il comune di Bagnacavallo viene incluso nella Provincia di Ravenna (annessione sancita con i plebisciti del 1860).
Bagnacavallo diede un elevato contributo alla causa dell'Italia nella prima guerra mondiale.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, a Bagnacavallo trovarono temporaneo rifugio alcune famiglie di profughi ebrei provenienti da Fiume, di passaggio nel tentativo di espatriare in Svizzera. In questo impegno di solidarietà, si distinsero il cantoniere Antonio Dalla Valle e la famiglia Tambini. Il 28 aprile 1974, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito l'alta onorificenza dei giusti tra le nazioni ad Antonio Dalla Valle, e ai coniugi Aurelio e Aurelia Tambini e ai loro figli Vincenzo e Rosina.
Durante l'alluvione dell'Emilia-Romagna del maggio 2023, si sono registrati ripetuti allagamenti a Bagnacavallo, in particolare nelle localitàdi Boncellino, Traversara e Villanova. Nelle alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel 2024 è stata invece duramente colpita Traversara, altra frazione del comune di Bagnacavallo.
Bagnacavallo è citata da Dante Alighieri nella Divina commedia. Il sommo poeta le dedica un sarcastico commento: Ben fa Bagnacaval che non rifiglia (Purg., XIV, 115), augurandosi l'estinzione della dinastia Malvicini e, di conseguenza, la fine del loro dominio sulla città.
Lo stemma e il gonfalone sono stati riconosciuti con decreto del capo del governo del 19 aprile 1928.
Il motto latino si traduce "Entro malato, esco Cillaro", ovvero: "Entro (in acqua) malato, ne esco guarito e forte": Cillaro era infatti il nome attribuito al des