triero dei Dioscuri e fa riferimento alla leggenda secondo la quale nel comune sgorgava una fonte risanatrice per i cavalli. Lo stemma era già in uso in epoca pontificia e nel XIX secolo era adornato da una testa di cavallo come cimiero e un fastigio di bandiere bianche e rosse attorno allo scudo.
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso.
Bagnacavallo ha un centro storico ben conservato dal tipico impianto radiale risalente al medioevo, con numerosi palazzi perlopiù seicenteschi e settecenteschi, appartenuti a nobili casate, molti dei quali conservano ancora oggi pregevoli affreschi e pitture a tempera. Oltre ai monumenti, uno degli edifici più caratteristici è una storica piazza, Piazza Nuova.
È un'area boschiva protetta di circa sei ettari. Fino agli anni Cinquanta il podere era una "piantata", cioè un'area coltivata con filari di alberi da frutto e viti (sorrette da pioppi neri e aceri campestri), inframmezzati da lunghe strisce di terra coltivate a grano, mais, erba medica e barbabietole.
Acquistato dal Comune, il podere è stato trasformato nel 1987 in oasi naturalistica, area di riequilibrio ecologico e ambientale.
Nel corso dei decenni la natura, lasciata crescere spontaneamente, ha dato vita a un habitat di grande interesse paesaggistico, testimonianza della vecchia campagna romagnola.
Nei campi, i pioppi neri e gli aceri campestri hanno preso il sopravvento; le radure sono diventate prati naturali, dove oggi prosperano fiori altrove estinti in pianura, come gladiolo dei campi, piè di gallo e pervinca minore.
Vi ha trovato il proprio habitat la flora tipica della Pianura padana: biancospino, prugnolo selvatico, sanguinella, sambuco nero, spino di gatta, rosa canina e corniolo.
Il podere, inoltre, è il luogo ideale per la nidificazione di molte specie di uccelli.
Abitanti censiti
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 1 383 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Nel comune di Bagnacavallo sono presenti otto parrocchie facenti parte della diocesi di Faenza-Modigliana.
La festa di San Michele è la ricorrenza più importante di Bagnacavallo. L'origine è molto antica, essendo ricordata in alcuni documenti già all'inizio del XIII secolo. Si celebra nell'ultima settimana di settembre. La Beata Vergine di Gerusalemme è considerata la protettrice del territorio. Si festeggia il 21 novembre.
La pieve di Bagnacavallo, intitolata a San Pietro in Sylvis, sorse nel VII secolo. È una delle pievi più antiche del territorio.
Dopo l'anno Mille giunsero a Bagnacavallo molti ordini monastici. I primi furono i Francescani che, nella seconda metà del XIII secolo s'insediarono a sud del paese fuori della cinta muraria (com'era loro uso). Forse coevo è quello dei Camaldolesi, intitolato a San Giovanni Battista. Di essi non è noto l'anno d'insediamento: si sa che il monastero fu ampliato nel 1336 sotto la direzione di fra Leonardo Brusamolini. Del convento delle monache clarisse, fondato presso Porta Pieve, si ha memoria sin dall'inizio del XIV secolo. Alla metà del XVI secolo giunsero i Carmelitani, che si stabilirono sulla via che conduce a Faenza (1568).
Successivamente si assistette all'insediamento dei frati Cappuccini: prima gli uomini (fra il 1583 ed il 1589), poi le donne (nel 1753, convento intitolato a San Girolamo). Anche i Gesuiti ebbero una propria sede a Bagnacavallo; alla fine del XVII secolo fondarono un istituto d'istruzione per i figli della classe dirigente locale. Il collegio gesuitico venne riconvertito in scuola pubblica dopo il 1773, anno della soppressione dell'Ordine. Con l'invasione napoleonica, tutti i conventi vennero espropriati (1798). Una particolare sfortuna toccò ai Carmelitani, che pochi decenni prima erano riusciti a trasferirsi dentro le mura in un nuovo convento (la loro chiesa, sita sulla Strada maestra, era stata ultimata nel 1759). Successivamente chiesa fu eretta a parrocchia e venne affidata al clero diocesano. La vita monastica rinacque dopo la parentesi napoleonica. Nel 1816 le monache Cappuccine, guidate da suor Marianna Fabbri, riuscirono ad acquistare il monastero di San Giovanni Battista, che dal demanio era stato ceduto a un privato. Dal 1819 al 1842 gestirono anche un educandato per fanciul