Arese (Arés in dialetto milanese, AFI: [arˈeËs]) è un comune italiano di 19 500 abitanti della città metropolitana di Milano in Lombardia.
La città di Arese è situata a nord ovest di Milano, a 13 chilometri dal centro del capoluogo. Il suo territorio è approssimativamente descrivibile come un triangolo che ha come lati la Strada statale 233 Varesina a est, l'Autostrada dei Laghi a ovest e il canale Villoresi a nord.
La conformazione geologica del territorio comprende una parte a base fangosa con presenza di detriti sassosi, sabbia e ghiaia ed una parte a base argillosa ricca di ferro.
Nel territorio comunale sono presenti otto pozzi per l'approvvigionamento idrico ed è in progetto lo scavo di un ulteriore pozzo artesiano.
Parte del territorio settentrionale del comune è inserita nel Parco delle Groane.
Alla ricerca di una origine nobile per le famiglie notabili di Milano, il giureconsulto Raffaele Fagnani nei suoi Commentari fece risalire la fondazione di Arese (e quindi l'importante famiglia Arese che dalla località ha preso il nome) a un gruppo di soldati ungari che si stanziarono in questo luogo intorno al 507 d.C. e decisero di dare all'insediamento il nome Alessium in onore del loro re Alessio. Per successive evoluzioni il nome sarebbe diventato Arexium e poi quello attuale. Questa ricostruzione assolutamente priva di fondamenta come molte delle asserzioni del Fagnani – gli Ungari fecero la loro comparsa in Europa solamente nel IX secolo, e non si ha evidenza storica di un loro re Alessio – fu ripresa dallo storico locale don Carlo Gianola nel 1901 e da Guido Mantovani nel 1926 quando fu incaricato di raccogliere le notizie storiche per la realizzazione dello stemma comunale, che difatti riprende questa origine leggendaria del nome mostrando una capanna ungara.
Il villaggio deve invece avere avuto origini ben più remote, probabilmente gallo-celtiche, come risulterebbe dal ritrovamento di una grande necropoli del III - II secolo a.C. al confine con il vicino comune di Terrazzano.
Scartata così per inconsistenza l'ipotesi del Fagnani e dei suoi epigoni, si rende necessario riconsiderare in maniera critica anche l'opinione degli studiosi Dante Olivieri e Pierino Boselli, che riconducono il nome Arese ai gentilizi romani Arrius, Arisius o Arredius, dato che ogni possibile antico abitatore della regione potrebbe aver dato al villaggio un nome riconducibile al dialettale Arés; seguendo le considerazioni di Cesare Cantù e di Gian Piero Bognetti, e per analogia con il toponimo Varese, l'etimologia più plausibile pare essere quella riconducibile al celtico Ar-es con il significato di “terra di sopra†o “territorio soprelevatoâ€, come in effetti appare il terreno su cui sorge il nucleo più antico del centro abitato. Più tarde sarebbero le scritture “dotte†Arexio, Aresium, Arisium, Arese sorprendentemente analoghe a quelle di Varexio, Varixium, Varisium, Varesium, Varese dalla radice celtica Var = acqua.
Delle probabili origini preistoriche dell'insediamento si è detto alla voce precedente "Toponimo". Da Aresium, nome romano di Arese, passava la Via Mediolanum-Bilitio, che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Luganum (Lugano) passando da Varisium (Varese). Storicamente il nome della moderna località si trova citato per la prima volta, come Arexio, in un atto notarile del 1185; tre anni più tardi da un contratto di compravendita e permuta di terreni posti nei comuni di Arese e Bollate si evince che il borgo era propriamente un castro, cioè un luogo fortificato, e vi era una chiesa intitolata a San Pietro.
Quasi certamente il castello, nel quale doveva trovarsi un manipolo di soldati al comando dei titolari del feudo in capite (i capitanei di Arese diverranno poi i nobili Arese di Milano), sarà abbattuto – insieme con tutti quelli minori nei dintorni di Milano – per ordine di Napo Torriani perché non potesse fungere da appoggio ai Viscontei e parzialmente ricostruito un paio di secoli più tardi da nuovi signori residenti nel borgo (forse i Pallavicini), come dimostrato in un suo approfondito studio da Fabio Ombrelli, ancora oggi fa mostra di sé nella piazza della parrocchiale. La chiesa si ritrova citata nell'inventario delle cappelle e delle chiese della diocesi di Milano, redatto alla fine del XIII secolo da Goffredo da Bussero, come facente parte della pieve di Trenno; anche questo edificio sacro, sostituito nel 1882 dalla nuova parrocchiale, è ancora nella stessa piazza anche se profondamente rimaneggiato e irriconoscibile per l'utilizzo come casa parrocchiale.
Attraversato nella parte meridionale dalla fascia dei fontanili dei quali era molto ricco, il territorio aresino – a quanto risulta mai infeudato a un unico proprietario – è sempre stato particolarmente fertile, adatto alla coltivazione di gelsi e viti e quindi oltremodo ambito da famiglie illustri e comunità religiose. Oltre agli Arese fra i tanti che si potrebbero elencare ricordiamo i già citati Pallavicini di Scipione, i Biglia, i Pozzobonelli, gli Odescalchi, i Ferrari, gli Arconati, i Corio, i Caimi, i Settala, i Belgioioso d'Este, e i monasteri milanesi di Sant'Ambrogio, San Paolo, Sant'Agnese, San Gerolamo e Sant'Agostino.
Comune autonomo da tempo immemorabile (si è trovato citato come tale in un documento del 1456), era dotato di una propria capacità impositiva e amministrato da un apparato costituito da un console e un sindaco – responsabili rispettivamente della tutela dell'ordine pubblico e dell'amministrazione del patrimonio pubblico – e dal consiglio generale, composto dai capi di casa della comunità , che veniva convocato dal console in occasione della pubblicazione dei riparti; il quadro amministrativo della comunità era completato da un cancelliere residente a Milano e da un amministratore scelto con asta pubblica.
Nel 1721 il centro abitato era costituito da ventuno abitazioni; altri tre corpi di fabbrica si trovavano alla frazione Torretta e una cascina era isolata in mezzo alla campagna meridionale. Quello stesso anno la parrocchia – comprendente anche le località di Valera, Torretta e cascina Scessa – veniva aggregata alla pieve di Bollate; amministrativamente il comune rimaneva nella pieve di Trenno.
Questo ordine venne completamente stravolto con Napoleone all'inizio del XIX secolo: i beni ecclesiastici furono incamerati dall'amministrazione statale e i nobili avversi al regime furono privati di titoli e beni, riottenibili dietro pagamento di pesanti ammende. Nell'ambito di una riorganizzazione del territorio nel 1809 al comune di Arese venne aggregato quello di Valera, fino a tale data autonomo e di un unico proprietario; l'unione dei due comuni divenne definitiva solamente nel 1844 dopo che lo stesso comune di Arese era stato temporaneamente soppresso e aggregato a quello di Garbagnate Milanese e che nel 1811 l'intera proprietà di Valera era passata dai Lattuada-Settala ai Marietti. Con la restaurazione austriaca ai nobili e agli istituti religiosi si sostituì una nuova borghesia costituita di imprenditori dell'agricoltura e intorno al 1838 sorse la prima attività industriale: nella frazione Torretta si installò una filanda di proprietà della famiglia Gallazzi. La popolazione aresina partecipò attivamente ai moti insurrezionali del 1848 erigendo una barricata all'ingresso meridionale del paese, barricata che venne abbattuta completamente solo due anni più tardi.
Mentre si assisteva a un primo boom demografico (nel corso dell'Ottocento la popolazione raddoppiava), con la sistemazione e la messa in sicurezza della strada Varesina e con l'istituzione del primo servizio pubblico di collegamento con Milano e Saronno (inizialmente –