otta contro lo schieramento nazifascista: ad esempio, la 106a brigata Garibaldi Venanzio Buzzi, che operò in zona dal giugno 1944, ebbe 30 caduti, fra i quali il capo del distaccamento rhodense Rodolfo Canegrati, una donna (la staffetta Giulia Lombardi) e alcuni ragazzi di 16-17 anni, oltre a 56 feriti.

Il 10 ottobre 1956, nella frazione di Terrazzano, due uomini sequestrarono un centinaio di alunni e tre maestre della locale scuola elementare. Durante il blitz della polizia, avvenuto sei ore dopo, morì sotto i colpi degli stessi agenti il civile Sante Zennaro, che aveva raggiunto il luogo tentando di salvare i bambini.

All'inizio del XXI secolo, in un'area per nove decimi all'interno del territorio rhodense e per il resto in quello Pero, è stato edificato il nuovo polo espositivo della Fiera di Milano; inaugurato nel 2005, il complesso progettato dall'architetto Massimiliano Fuksas è costituito da otto padiglioni che mettono a disposizione un totale di 345.000 metri quadrati lordi espositivi coperti e sessantamila all'aperto. In un'area adiacente a quella del polo espositivo di Fieramilano si è svolta la manifestazione di Expo 2015 dove attualmente è in corso di realizzazione il progetto MIND, acronimo di "Milano Innovation District", che prevede la realizzazione di centri di ricerca, un polo universitario e la nuova sede dell'ospedale Galeazzi.

Simboli

Lo stemma e il gonfalone del comune di Rho sono stati concessi con regio decreto del 28 settembre 1933.

L'effigie cittadina è la ruota con cinque raggi, stemma della famiglia dei Capitanei de Raude, casata vassalla dei Duchi di Sassonia e di Baviera. I cinque raggi sono un richiamo ai cinque imperatori: Enrico I, Ottone I, Ottone II, Ottone III ed Enrico II. In araldica la ruota indica fortuna o vittoria, rifacendosi ad un detto latino: "la ruota potente schiaccia tutto ciò che è opposto".

Nell'antichissima basilica di Aquileia esiste una cappella detta dei Torriani nella quale, fra due sarcofaghi, è posta una lastra tombale con incisa l'effigie di Allegranza da Rho (XIV secolo), moglie di Corrado della Torre detto "Mosca" e madre del patriarca Cassono della Torre, sepolto nel chiostro di Santa Caterina a Firenze. Sulla stessa lastra è pure inciso lo stemma di Rho, raffigurato da uno scudo con una ruota nel mezzo.

Il gonfalone è un drappo di bianco. La bandiera è un drappo di rosso caricato della ruota dentata.

Onorificenze

Monumenti e luoghi d'interesse

Il santuario dell'Addolorata

La città di Rho vanta nel suo territorio alcuni edifici di interesse storico. Il più importante è il santuario dell'Addolorata, uno dei maggiori santuari mariani della Lombardia, costruito dopo un miracolo riconosciuto dalla Chiesa cattolica, avvenuto il 24 aprile 1583, consistente in una lacrimazione di sangue da parte di un'effigie della Madonna. A fianco del santuario sorge il Collegio dei Padri Oblati Missionari, fondato dal venerato padre Giorgio Maria Martinelli, dove hanno studiato numerose eminenti figure ecclesiastiche, fra cui il futuro papa Paolo VI.

La prima pietra del Santuario fu collocata da san Carlo Borromeo il 7 marzo 1584, la consacrazione venne fatta dal cardinale Pozzobonelli il 3 aprile 1755. Il disegno è del celebre architetto Pellegrino Tibaldi, il campanile di Giulio Galliori, che ne modificò il progetto originale, la facciata di Leopoldo Pollack. Nelle navate interne si possono ammirare tele ed affreschi di Camillo Procaccini (Bologna 1551 circa-Milano 1625), dei Fiammenghini, del Morazzone e di Raffaele Casnedi da Runo, frazione di Dumenza.

La basilica di San Vittore

La basilica di San Vittore si erge sullo sfondo dell'omonima piazza nel centro cittadino e venne eretta a partire dal 14 settembre 1834 in luogo della precedente, su disegni degli architetti Gaetano Besia e Giulio Aluisetti. Presenta una facciata in stile neoclassico con pronao composto da un colonnato in ordine ionico, sopra al quale troneggia al centro la statua di San Vittore con ai lati quelle di due angeli annuncianti. Al suo interno contiene opere del Fiammenghino (fine secolo XVI), del Morgari e di Marco d'Oggiono. Gli stendardi conservati nella sacrestia furono realizzati da Francesco Castagnoli premiato con la medaglia d'argento nel 1826.

Altre chiese scomparse

Secondo alcuni documenti medievali, risulta che nei territori intorno all'attuale via Meda vi sorgesse, fin dal IX secolo, una chiesa dedicata a sant'Ambrogio, ma dato che in realtà non viene menzionato un vero e proprio edificio si potrebbe pensare essi si riferissero semplicemente ad alcuni poderi o beni di proprietà della basilica di Sant'Ambrogio in Milano.

Nei pressi dell'attuale piazza San Vittore, esisteva già prima del XIV secolo una cappella dedicata a san Pietro, demolita probabilmente nel 1577. Ancora nella stessa area risalente al Cinquecento era rintracciabile un battistero di San Giovanni, considerato un'appendice della originaria basilica di San Vittore, entrambi scomparsi. Di nuovo antecedente allo stesso secolo e sempre nelle prossime vicinanze, vi era una chiesa di Santa Maria in Castello, denominazione che dà sostegno alla tesi dell'esistenza di un edificio fortificato medievale nel centro cittadino; essa rimase di proprietà dei Ghisolfi fino al XVII secolo, dopo il quale non si hanno più tracce.

Sempre nel corso del Cinquecento, sorgeva nei pressi dell'Olona, la chiesa di San Martino: nel 1565 il prevosto Giuli però afferma che essa non fu mai consacrata e nemmeno vennero mai svolte funzioni religiose, dunque dato che era posta al di fuori del borgo, poteva essere utilizzata come lazzaretto; fu demolita nel XIX secolo.

In contrada Pasqué sorgevano la chiesa di Santa Maria Assunta in Pasqué e l'adiacente convento dei frati agostiniani (una leggenda popolare narra che nel convento fu ospitato Martin Lutero di passaggio per Roma), del quale alcune tracce sono rimaste su via Marconi, tra cui un affresco dedicato alla Madonna del Latte.

Il palazzo podestarile (Municipio)

Dietro la basilica di San Vittore si affaccia su piazzale Visconti il municipio, nato come palazzo podestarile e costruito all'inizio del XX secolo sul modello dei palazzi medievali; il progetto è dell'ing. Silvio Giuliani. Vi si conservano diversi dipinti raffiguranti San Gervaso, San Protaso, Sant'Ambrogio ed altri, nonché le Quattro Glorie di Mauro della Rovere detto "il Fiammenghino" (1640) e quattro bei putti di Daniele Crespi (1590-1639), tutti provenienti dalla demolita chiesa di San Gervaso e Protaso in Milano. Nella sala d'arte si trovano pure alcuni cimeli preziosi del defunto cittadino onorario cardinale Eugenio Tosi, arcivescovo di Milano, già appartenente alla congregazione degli Oblati Missionari di Rho.

L'Ospedale di Circolo

L'Ospedale di Circolo - Monumento ai Caduti per la Patria nacque sulla spinta di una iniziativa benefica sostenuta da numerosi cittadini che donarono somme anche notevoli per costruire un monumento ai caduti della grande guerra ma, raccolta una cifra piuttosto consistente, si decise di impiegare tale fondo nell'ottica dell'edificazione di un ospedale, affinché la sofferenza della guerra portasse a migliori condizioni di vita. Tra i donatori si ricordano Benedetto Banfi, Giulio Tavecchia, Giuseppe Citterio, Paolo Goglio, Virginia Bullani. Il 7 ottobre 1923 venne posta la prima pietra mentre l'inaugurazione della struttura ospedaliera avvenne il 27 ottobre 1929. La necessità di poter disporre di un maggior numero di posti letto e di nuove strutture ricettive dedicate alla degenza determinarono la costruzione degli ampliamenti, rispetto al corpo originario, fra gli anni cinquanta e sessanta. Al comm. Davide Magnaghi si deve l'opera di trasformazione e abbellimento nel 1954 della chiesetta dell'ospedale dedicata a Santa Maria della Pace, i cui dipinti furono realizzati dal pittore Giovanni Garavaglia di Ossona.

Il viale delle Rimembranze

Oltre alla costruzione dell'ospedale e sempre a ricordo dei caduti rhodensi nella prima guerra mondiale fu istituito nel 1925, su una adiacente porzione di terreno concessa dai Padri Oblati Missionari, il viale delle Rimembranze, progettato dall'ing. Felice Banfi. Costituito da una lunga distesa alberata a tigli in asse prospettico al santuario dell'Addolorata il viale termina in corrispondenza della fontana del Mosè, la cui statua è una copia identica a quella presente alla fine del percorso delle cappelle al Sacro Monte di Varese.

Il cimitero centrale

Il camposanto del capoluogo si trova attualmente in corso Europa 200, lungo l'antico tracciato della strada postale per Gallarate. Qui venne spostato nella seconda metà del XIX secolo dal centro cittadino in una zona allora periferica e in aperta campagna.
Al centro della pianta originale del cimitero ed in asse con l'entrata principale, all'inizio del Novecento, venne eretta la Cappella Gentilizia dei Sacerdoti, contenente le spoglie e le lapidi di prevosti che hanno prestato servizio a Rho dai primi dell'Ottocento in poi (quindi da Luigi Delilla, fino a mons. Marco Agrati e don Gianpaolo Citterio) e coadiutori della parrocchia San Vittore. La cappella è stata restaurata all'inizio del XXI secolo per iniziativa del prevosto don Gianpaolo Citterio e dei familiari di don Franco Gallazzi (qui sepolto).

Nella medesima cappella si trovano anche le lapidi di altri sacerdoti rhodensi e dei caduti della prima guerra mondiale; numerosi preti vengono qui ricordati sebbene le loro spoglie siano conservate altrove.

Nel 1931 il cimitero venne notevolmente ampliato con l'edificazione dei colombari, della casa del custode e della camera ardente. Altri ampliamenti si sono protratti nel tempo, fino ai più consistenti attorno agli anni novanta e duemila, che hanno registrato l'edificazione di ulteriori colombari ed ossari.

Nella zona interrata dei colombari più vecchi è conservata una mummia che è ritenuta essere il corpo dell'arcivescovo Leone da Perego, francescano; il corpo venne quivi trasportato poiché gli veniva tributato un culto non permesso dalla Chiesa.

Villa Burba Cornaggia Medici

Villa Burba Cornaggia Medici, meglio conosciuta come Villa Burba, è una delle dimore signorili rhodensi giunta fino ai giorni. Ha una entrata principale su corso Europa, e una secondaria dal parco, alla fine di via Papa Giovanni XXIII. La villa presenta una tipica architettura lombarda risalente al XVII secolo; di particolare rilievo sono gli ornamenti tardo-barocchi, i balconi, i cancelli, le ringhiere in ferro battuto e il salone centrale. Nata com