suggestivi e di rara bellezza rurale.

Fino all'alba dell'età moderna, Gallodoro apparteneva al territorio della città demaniale di Taormina. Anche se, secondo Anzalone, signore di Gallodoro fu Nicola Crisafi, Maestro Razionale del Regno e Strategoto di Messina nel 1422, da questa data fino al 1634 troviamo Gallodoro con il suo territorio aggregato alla Secrezia di Taormina. Sotto il regno di Filippo IV, il territorio di Gallodoro fu smembrato da quello di Taormina e venduto dalla Regia Corte a Donna Francesca Porzio, moglie di Don Francesco Reitano, entrambi di Messina; e ciò per il prezzo di onze 13.240, con atto stipulato nell'ufficio di Luogotenente di Protonotaro, in data 23 febbraio del 1634. Qualche giorno dopo, inoltre, la neomarchesa di Gallodoro ottiene dal viceré Ferdinando Afan de Ribera, duca di Alcalà, la licentia populandi di Castellaci, aspro acrocoro nelle vicinanze del paese. Erede legittimo di Donna Francesca Porzio fu il figlio Don Antonio Reitano che, investito il 29 gennaio 1641, divenne marchese di Gallodoro. Questi prese parte attiva nella famosa rivoluzione di Messina (1673-1678) a favore della fazione dei Malvizzi seguace dei francesi contro il governo spagnolo. Nel momento in cui le armi spagnole ebbero il sopravvento e ripristinarono il loro potere, gli insorti ebbero la peggio tra arresti, esili e confische. Analoga sorte toccò ad Antonio e Placido Reitano, molto probabilmente padre e figlio, che dovettero subire l'onta dell'esilio e la confisca del loro patrimonio fra cui anche il Marchesato di Gallodoro, ed infine furono costretti ad abbandonare il proposito di costruire sul territorio di Gallodoro, il paese di Castillaci.

La Regia Corte vendette la terra di Gallodoro a Stefano Oneto e il titolo di Marchese di Gallodoro ad Ag