l prospetto.
Il corpo della chiesa ha una superficie di 200 mq; la facciata si innalza per circa 30 m. La costruzione della chiesa, iniziata nel 1752, è stata completata dopo 4 anni. È stata eretta canonicamente il 26 febbraio 1756 ed intitolata al SS. Crocifisso. Il 29 ottobre 2016 è stata dedicata dall'arcivescovo metropolita di Palermo, mons. Corrado Lorefice.
Di notevole pregio, al centro del prospetto sopra il portale, è lo stemma dei Ventimiglia. Ai lati di esso il Principe di Belmonte, tenne molto alla posa di due lastre marmoree, recanti delle iscrizioni che ne ripercorrono la storia:
Anno del Signore 1776.
L'interno della chiesa, a navata unica, è arricchito all'abside, da un magnifico Crocifisso ligneo (280 × 160 cm), commissionato, nel 1774, da Giuseppe Emmanuele Ventimiglia che ne curò personalmente la realizzazione.
Insieme a quello di Belmonte ne fece realizzare un altro per la chiesa di S. Nicolò Tolentino a Santo Stefano di Quisquina: altro borgo presente nei suoi possedimenti.
Il Crocifisso ligneo, sofferma lo sguardo dell'osservatore su un Cristo morente, quindi sofferente ma ancora vivo, mentre volge lo sguardo al cielo.
Notevoli sono i due altari, nelle pareti laterali della chiesa: su di essi si trovano due grandi tele commissionate dal principe nel 1775, raffiguranti una la Sacra Famiglia e Santa Rosalia, al pittore Antonino Manno.
A metà navata, sulla destra, è visitabile il battistero con l'opera lignea di San Giovanni Battista, sulla sinistra vi è la cappella dedicata all'Immacolata Concezione.
Uscendo, nella parte alta, è visibile il coro e l'imponente organo a canne.
Oltre alla chiesa madre è da citare la chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, (1843) con l'attiguo convento delle Suore cappuccine dell'Immacolata di Lourdes, prima casa aperta dalla fondatrice dell'ordine Maria di Gesù Santocanale.
La chiesa venne edificata nel 1930, dopo che, l'anno prima, veniva demolita la precedente chiesa della Madonna dei Poveri a causa di gravi carenze strutturali. La costruzione di tale chiesa era terminata nel maggio 1865. La venerazione alla Madonna dei Poveri avveniva attraverso l'affresco che si trova nell'abside alla destra dell'altare, affresco che si trovava anche nell'antica chiesa. a lei rivolgevano la preghiera le persone più povere, coloro a cui mancava il necessario per il loro sostentamento. Non solo quelli a cui mancava il pane, ma anche dei poveri in spirito, cioè coloro che erano lontani dalla fede.
Con l'arrivo delle prime pandemie, soprattutto del colera, quando i belmontesi capirono che il contagio avveniva non solo tra viventi, ma anche avendo contatto con i morti dovuti a tale patologia, cominciarono a seppellirli intorno alla chiesa. Ciò avvenne durante le epidemie di colera del 1848 e del 1884-85 e durante quella della febbre spagnola del primo decennio del novecento.
Successivamente all'affresco venne aggiunto l'antico quadro che venne posizionato nell'abside realizzato dal Maestro Bottino nel 1929, la profonda devozione a questa immagine spinse i belmontesi a ricorrere alla Madonna dei Poveri nei periodi di siccità o di gravi carestie; ciò avveniva con processioni che partivano dalla chiesa madre per raggiungere la chiesetta. Allora non era facilissimo come lo è adesso, infatti per raggiungerla vi era soltanto un sentiero spesso immerso nel fango.
Negli anni si sono susseguiti i lavori di restauro, i più importanti sono stati quelli promossi da Andrea Piraino nel 1966 e nel '70, e quelli promossi dalla Parrocchia che hanno dato un meraviglioso volto alla chiesetta sia fuori che dentro, dove è stato realizzato un quadro che ha sostituito il precedente, che è stato posizionato in sacrestia. Lavori che si sono conclusi nell'aprile 2017.
Tutto nasce dalla devozione a un dipinto che ritrae la Madonna del Rosario con accanto san Domenico in ginocchio, è stato trovato tra i sassi nel terreno antistante la chiesetta (al di sotto della strada) nel 1921 da dei contadini impegnati in lavori in quel fondo. Gli operai lo calcolarono come una cianfrusaglia e lo posero con poco interesse lontano da lì, l'indomani mattina, misteriosamente, il quadro venne ritrovato nello stesso punto dove era stato trovato il giorno prima. Non facendo particolare attenzione all'accaduto, i contadini lo tolsero nuovamente da lì; l'indomani stessa storia: il quadro di nuovo lì. A questo punto quegli uomini capendo che non si trattava di un quadro come tutti gli altri, costruirono una cappella — ancora rintracciabile all'interno della chiesa, entrando sulla sinistra — e ve lo posero.
Qualche tempo dopo, il proprietario del terreno dove sorgeva la cappella decise di costruire, con l'aiuto di 9 operai, la piccola chiesetta che ancora possiamo ammirare, posizionando il quadro nell'abside.
Col passare degli anni, alcuni devoti decisero che sarebbe stato meglio posizionare nell'abside una statua che riproducesse il soggetto del dipinto, cosi fecero: scavarono una nicchia dietro l'altare, vi posero la statua coprendo l'abside con un vetro, poi tolto, e misero il quadro in un piccolo altare laterale.
Lo Stagnone era un'importante opera idraulica ipogea del XVIII secolo che serviva per approvvigionare il paese. Venne costruito a ridosso della matrice e progettato da Giovanni Battista La Licata per volere del Principe Giuseppe Emanuele Ventimiglia .Oggi è un vano libero di 350 m² ed è stato restaurato dal comune che ha provveduto a creare pure un accesso indipendente da via Stagnone; in futuro dovrebbe ospitare il Museo dell'Acqua.
Abbeveratura Vecchia, abbeveratoio risalente al 1902, sito in piazza Tenente Chinnici
Villa comunale Madre Teresa di Calcutta, zona via Michelangelo Buonarroti.
Nel territorio belmontese sono presenti diverse grotte di origine carsica: Antro scala dei Muli, Grotta dei Laghetti, Pozzo Fiandra, Pozzo Landro, Sette Ca