San Stino di Livenza (San Stin in veneto ed in friulano occidentale, spesso indicato erroneamente come Santo Stino di Livenza) è un comune italiano di 12 771 abitanti della città metropolitana di Venezia in Veneto.
Il territorio comunale presenta una forma allungata che si sviluppa da nord-ovest a sud-est ed è delimitato dai corsi dei fiumi Livenza e Malgher. La posizione centrale nella pianura Veneta orientale, tra le cittadine di San Donà di Piave e Portogruaro, e una ben sviluppata rete viaria, permettono una ottimale fruizione dell'intero territorio e la possibilità di una veloce connessione con i maggiori centri culturali e commerciali (Venezia, Treviso, Pordenone) oltre ad un rapido raggiungimento delle località turistiche sia balneari (Caorle, Jesolo, Bibione) che alpine (Cansiglio, Piancavallo). Una via di comunicazione, utilizzata oramai prettamente solo per scopi turistico-ricreativi, è il fiume Livenza che, tranne brevi tratti, risulta navigabile dalla foce (a Caorle) fino a Pordenone (attraverso il Meduna). San Stino di Livenza, Corbolone e Località Bosco sono i centri residenziali situati nella parte settentrionale del territorio comunale; quest'area presenta aspetti morfologici tipici degli ambienti di pianura. Procedendo, invece, verso meridione e seguendo il corso del fiume Livenza, il paesaggio muta assumendo i tratti caratteristici delle aree bonificate, fra le quali la bonifica delle Sette Sorelle. 18.000 anni fa l'area dell'attuale città era ricoperta da graminacee, da arbusti e da boschi, seguì l'innalzamento del livello del mare dovuto allo scioglimento dei ghiacciai Wurmiani, tale sprofondamento marino avrebbe portato la linea di spiaggia nell'attuale centro abitato, 6-7000 anni fa iniziò a delimitarsi dalla laguna di San Stino - Caorle il fiume Livenza grazie ai detriti delle montagne bellunesi, valli del Cellina, Meduna e Piave.
In una mappa del 1672, conservata nell'Archivio di Stato di Venezia, è riportato il toponimo San Stin, mentre in altri documenti storici compare abbreviato S. Stin, come in una lettera del 1811 del Podestà del "Comune di San Stin di Livenza" durante il Regno italico (1811), denominazione confermata anche dopo il 1866 e fino al fino all'aprile 1871 quando venne pubblicata nel Dizionario dei Comuni del Regno d'Italia. Tra l'aprile 1871 e il febbraio 1883, a causa di un errore materiale dovuto alla regola grammaticale che prevede che, davanti alla esse impura, la parola "san" diventa "santo", la denominazione Santo Stino iniziò ad essere inclusa nell'edizione del 1886 del Dizionario dei Comuni del Regno d'Italia. Il 10 novembre 2011 la giunta comunale deliberò un atto ricognitivo dell'esatta denominazione del Comune di San Stino di Livenza, al fine di chiarire in maniera definitiva e inequivocabile la questione.
Il territorio a sud della città , bonificato tra l'Ottocento e il Novecento, era chiamato Sette Sorelle: il luogo, denominato inizialmente Gastal di San Stin, fu diviso infatti nel 1687 tra le 7 figlie del signorotto proprietario dei terreni. I nomi delle figlie sono stati ritrovati in una cartina presso gli archivi di stato veneziani ed erano spartiti da est verso ovest per: Brigida, Bernardina, Ellena, Chiara, Maria, Marina e un'altra figlia Marina.
I primi segni di insediamenti abitati rinvenuti nel comune di San Stino risalgono all'epoca romana, quando il territorio non era ospitale in quanto a nord era ricoperto da foreste e a sud si sviluppavano lagune.
La parte nord era attraversata da un'importantissima via di comunicazione dell'epoca, la via Annia, che collegava Roma a Bisanzio e della quale si ha notizia tramite i resti di un ponte in pietra sul Livenza ritrovati nel 1883, a circa 150 metri di distanza dall'attuale ponte della Strada statale 14 della Venezia Giulia.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, nel 476, le scorrerie dei barbari misero a ferro e fuoco l'entroterra, mentre le popolazioni che vivevano nelle aree lagunari riuscirono a sfuggire alle devastazioni, grazie all'inospitalità di quei territori. Fu proprio in questi luoghi che, nel V secolo, su delle terre un po' più alte sul livello del mare, fu edificata la Pieve del Grumello, (una delle più antiche diocesi del vicino insediamento romano di Concordia Sagittaria), che si ritiene sorgesse nei pressi dell'attuale paesino di Sant'Alò. Più tardi si sviluppò un piccolo borgo attorno al monastero di San Pietro di Romadina, ubicato lungo il fiume Livenza, nel tratto di fronte al paese di Boccafossa.
Intorno al X secolo d.C. iniziò il ripopolamento dell'entroterra; nei pressi di un antico insediamento romano, venne costruito dalla famiglia dei da Prata il Castello, attorno al quale in seguito sorgerà l'abitato di San Stino di Livenza. Poco dopo, sotto l'influenza dei monaci di Sesto al Reghena, ebbe origine la “Villa di Corboloneâ€, dotata anche di strutture di difesa. Con la Bolla del 1186 si notificò il passaggio dei territori comunali di San Stino di Livenza, alla diocesi di Concordia Sagittaria.
Per un lungo periodo l'ubicazione di San Stino, lungo il fiume Livenza si dimostrò strategicamente importante, in quanto ai confini tra Venezia, il patriarcato di Aquileia, i domini trevigiani e quelli dei da Camino. Nel 1259 i da Prata cedettero ville e castelli, tra cui San Stino e Corbolone, ai patriarchi di Aquileia. Questi non assunsero direttamente il potere, ma istituirono il capitanato di San Stino. Durante una delle numerose guerre tra il Patriarcato di Aquileia e la Repubblica di Venezia, nel 1387, il castello di San Stino fu affidato all'arcidiacono di Gorizia, Simone de' Gavardi, che compì diverse incursioni nei territori dei veneziani e si spinse fino a saccheggiare e incendiare il vicino paese di Caorle. La rappresaglia della Serenissima Repubblica fu altrettanto violenta e si concluse, nel 1388, con l'assalto e l'incendio del castello di San Stino.
In seguito, con l'annessione del Friuli alla Repubblica di Venezia, nel 1420, San Stino non fu più terra di confine, perse quindi la sua importanza strategica e il castello divenne la fastosa residenza della nobile famiglia veneziana degli Zeno.
Nel 1499 San Stino offrì rifugio alle popolazioni locali durante le invasioni dei Turchi, infatti questi seminarono morte e distruzione e giunsero fino a "Corbolonis", che si trovava sulla riva destra del fiume e non era ancora sotto la giurisdizione della cittadina (attualmente si chiama Corbolone ed è frazione di San Stino). Durante il rinascimento, la allora San Steno, divenne luogo di vacanze per i signori della Repubblica di Venezia, così vennero costruite numerosissime ville venete e il castello venne ceduto ai capitani che reggevano il governo sanstinese per conto della Serenissima diventando luogo politico per la città . Nel 1514 a Corbolone venne edificata, dai maestri muratori Giorgio e Bernardino da Crema, la chiesa di San Marco, splendido scrigno che raccoglie importanti opere d'arte del Pordenone, del de' Pitati e del Diziani. Nel 1766 nel territorio si contavano 317 famiglie per un totale di 1 731 persone e dello stesso anno è l'edificazione di una chiesetta, a metà strada tra San Stino e Caorle, dedicata alla Madonna della Salute, e attorno alla quale in seguito si sviluppò un piccolo borgo che diventerà La Salute di Livenza.
In seguito all'invasione di Venezia da parte di Napoleone Bonaparte i francesi arrivarono anche a San Stino dove occuparono il castello, che venne saccheggiato; le torri che facevano parte della struttura vennero abbattute e così fu edificata la vicina barchessa (ora ristrutturata e facente parte dell'oratorio Santo Stefano). Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, nel 1797, San Stino, con il Trattato di Campoformio (1798), passò sotto il dominio austriaco e nel 1805, con il Trattato di Presburgo, la città finì a far parte del Regno d'Italia. Nel 1815, con il Congresso di Vienna, San Stino divenne parte del Regno Lombardo-Veneto.
San Stino fu annessa al Regno d'Italia nel 1866 dopo la Pace di Vienna. Nel 1886 venne inaugurata la Stazione di San Stino di Livenza che all'epoca faceva parte della tratta Venezia-Portogruaro e successivamente arrivò fino a Trieste. Nel 1894 il comune di Santo Stino iniziò il percorso di bonifica della palude di Sette Sorelle attraverso lo scavo di canali per risolvere il problema della malaria che affliggeva la località vicino al centro cittadino. La Prima guerra mondiale vide ancora San Stino di Livenza direttamente interessata dagli eventi bellici quando, dopo la Disfatta di Caporetto, venne invasa dalle truppe austriache avanzate fino al fiume Piave. Tra le due guerre mondiali il territorio fu nuovamente interessato a bonifica che strappò all'acquitrino più di 3000 ettari di terreno. La fatica dei braccianti, veri protagonisti dell'opera, è magistralmente raccontata dal poeta sanstinese Romano Pascutto. Nel 1921 iniziarono i lavori per la deviazione del fiume Livenza che passava per il centro cittadino. L'alveo attraversava Corbolone e con un'ampia ansa faceva il suo ingresso nella cittadina attraverso la zona detta Buso e giungeva presso la Chiesetta del Rosario passando di fronte al castello e arrivando alla chiesa di Santo Stefano e arrivando alle Sette Sorelle. Il fium